PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA: anno 1955 Halldòr Laxness

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Nel 1955 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, Halldòr Laxness, primo scrittore islandese insignito di tale onore, “per la vivida potenza epica con la quale ha rinnovato la grande arte narrativa dell’Islanda“.

Il mio nome per esteso è Halldòr Kiljan Laxness, in origine Halldòr Guðjónsson. Nacqui a Reykjavik il 23 Aprile 1902 e trascorsi la mia infanzia in una fattoria poco distante dalla capitale, ascoltando gli adulti che raccontavano le antiche saghe della mia terra. Crescendo a poco distanza dalla città potei mettere a confronto le due realtà che, unitamente all’assimilazione dello spirito contenuto nelle saghe islandesi e ad una buona dose di innata ironia divennero fondamentali per l’elaborazione delle mie opere. Mostrai fin da giovanissimo il mio talento, tanto che a 17 anni pubblicai la mia prima opera “Figlio della natura“.  In quello stesso anno lasciai l’Islanda per girare l’Europa e nel 1922 mi convertii al Cattolicesimo chiudendomi nel monastero benedettino dei Santi Maurizio e Mauro, in Lussemburgo, dove rimasi per qualche tempo. Mi avvicinai agli ideali della sinistra, socialista e democratica ma non aderii ad alcun partito ma questo non mi impedì di frequentare intellettuali che vi avevano aderito come Brecht, Camus e Upton Sinclair che esercitò su di me un notevole ascendente.  Tradussi in islandese alcuni autori americani, inglesi e francesi come Hemingway e Voltaire. Alla fine degli anni ’20 mi dedicai alla satira sociale e politica, ed al cinema scrivendo diverse sceneggiature per commedie. Mi scontrai anche con il più importante scrittore islandese, Einar H. Kvaran, fervente spiritista dallo stile lirico, ammiratore di Nietzsche e delle nostre tradizioni medievali ma in modo conservatore, antiscientifico, che guardava con occhio favorevole alla legalizzazione della faida. Questo mio atteggiamento  nei confronti di coloro che venivano considerato gli autori della vecchia guardia, mi pose nella condizione di essere considerato un punto di riferimento per le nuove generazioni. Tra le mie opere, oltre ai romanzi, si annoverano racconti, poesie, saggi, recensioni, articoli e opere teatrali. Inizialmente il mio stile poetico era influenzato dal surrealismo e dall’espressionismo, mentre nella prosa prevalse un forte senso patriottico.  Il primo successo mi giunse nel 1927 con il romanzo “Il gran tessitore del Kashmir“. A partire dagli anni ’30 però la presa di coscienza della realtà sociale ebbe il sopravvento nelle mie opere e mi spinse ad avvicinarmi al socialismo e alle questioni umanitarie. Durante la II° Guerra Mondiale e negli anni successivi nel mio paese si inasprì la questione nazione, dovuta ad una forte presenza di truppe inglesi, all’ottenimento nel 1944 dell’indipendenza dalla Danimarca e all’ingerenza degli Americani. Tutto ciò mi indusse a dedicarmi nelle mie opere a questo tema e divenni uno dei maggiori esponenti della narrativa inglese islandese del ‘900, critico spesso in modo crudo e senza retorica, della storia, della natura e della civiltà del mio paese. Amavo viaggiare e spesso ero ospite di monasteri in Belgio, in Italia mi ospitavano ricche famiglie siciliane. Ho vissuto per molto tempo negli Stati Uniti prendendo contatto con le varie correnti culturali, ma dopo la guerra avevo iniziato a criticare sempre più assiduamente la loro influenza esercitata sulla vita politica del mio Paese, anche dopo l’ottenimento dell’indipendenza. Non sono mai stato comunista però mi avvicinai molto alle idee pacifiste, all’opposizione della presenza militare americana in Islanda e all’uso dell’atomiche, espresse dal piccolo Partito Comunista islandese e pertanto venni accusato di sovietismo durante la caccia alle streghe statunitensi ed inserito nella lista nera degli intellettuali non graditi negli USA. Forse per questo nel 1953 ricevetti il Premio Letterario del consiglio mondiale della Pace, riconoscimento sponsorizzato dagli scrittori sovietici. Tra le mie opere vengono considerate più rilevanti “Gente indipendente” del 1935 e “La campana d’Irlanda” del 1943. Ho lasciato la vita terra a Reykjavik l’8 Febbraio 1998.

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