Nel 1924 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, Wladislaw Stanislaw Reymont, “per il suo grande romanzo epico I CONTADINI”. Sono nato il 7 Maggio 1867. Mio padre Jozef era un organista. Ho trascorse la mia infanzia vicino a Lodz, dove la mia famiglia si era trasferita per permettere a mio padre di lavorare in una parrocchia più ricca. Per qualche anno ho studiato alla scuola del paese ma, per il mio carattere irrequieto, venni affidato da mio padre a mia sorella maggiore che si era sposata e trasferita a Varsavia. La famiglia di mia sorella, era una famiglia di sarti che mi introdussero al mestiere per il quale conseguii il mio unico diploma. Mestiere che non ho mai svolto, anzi a Varsavia iniziai a interessarmi con passione alla lettura ed al palcoscenico, tanto che iniziai a recitare in una compagnia itinerante. Dopo circa un anno, senza soldi, ritornai al paese da mio padre, grazie al quale trovai lavoro come casellante ad un passaggio livello, per poi scappare ancora due volte: nel 1888 a Parigi e Londra come medium di uno spiritista tedesco e poi con una troupe teatrale, con scarso successo. Dopo quest’ultima esperienza valutai l’idea di diventare monaco Paolino. Dopo aver provato diversi mestieri, nel 1893 iniziai la mia carriera di scrittore sul “Settimanale Illustrato” e su altre riviste di Varsavia. Già i primi articoli e racconti mi valsero incoraggiamenti e giudizi lusinghieri. Testi come “La morte” e “La cagna” mettevano a nudo la cruda verità sulla vita nelle campagne. Tre anni dopo uscì a Varsavia il mio primo romanzo “La commediante” e nel 1897 la seconda parte dello stesso, “Fermenti”. In questi due libri raccolsi molti ricordi del mio vagabondare giovanile con le troupe teatrali. Nel 1899 apparve il mio grande romanzo “La terra promessa”, l’opera che mi diede definitivamente una posizione di prestigio nella letteratura di quel tempo. Questo romanzo è un quadro vivo e pulsante della città di Lodz, che da piccolo borgo con poche fabbriche negli ultimi anni del XIX secolo era diventata una grande città industriale. Ne ho mostrato, in modo realistico, il travolgente sviluppo. Questo romanzo consacrò per sempre la mia fama, il mio talento originale, la mia capacità di rappresentare il mondo in modo così efficace e perentorio. Da questo libro sono stati tratti due film. Il primo è stato girato nel lontano 1927; il secondo, realizzato da Andrzej Wajda regista polacco, a metà degli anni ’70 che ottenne il I° Premio al Festival Cinematografico Internazionale di Chicago. Ma la mia opera maggiore è stato il romanzo in 4 volumi “I contadini”, pubblicato negli anni 1904/1905. Si tratta di una vasta epopea della campagna polacca fine XIX secolo, considerato uno dei grandi capolavori del romanzo realistico europeo di quel periodo. In nessun’altra mia opera sulla campagna polacca è possibile trovare una così profonda conoscenza della vita quotidiana del contadino. Il mio romanzo non idealizza la vita nelle campagne, la dura lotta per l’esistenza, il desiderio di possedere la terra, l’amore e l’odio sono gli elementi che formano questa straordinaria epopea e ne fanno non solo un documento storico ma soprattutto un’opera che analizza in profondità le esperienze ed i sentimenti umani. È un grande inno al lavoro e all’amore per la terra natia. Proposto per il Nobel, “I contadini” venne preferito alle opere di scrittori del calibro di Thomas Mann, Thomas Hardy, Maksim Gorkij e Stefan Zeromski. Uno dei membri della Giuria, ricordando che era il secondo Nobel ad un autore polacco, sostenne la candidatura di Stefan Zeromski, ma il Premio venne assegnato a me. Zeromski, considerato il miglior candidato secondo le cronache, venne rifiutato dai membri dell’Accademia per i suoi sentimenti antigermanici. Il premio mi venne consegnato in Francia, dove mi stavo rimettendo da alcuni problemi di salute cronici. Il miglioramento delle mie condizioni economiche mi permisero di assecondare la mia passione per i viaggi, quindi visitai Berlino, Londra, Parigi e l’Italia. I miei guadagni però non erano tali da permettermi questo tipo di vita. Nel 1900 venni risarcito dalle ferrovie per essere stato picchiato durante un viaggio in treno sulla linea Vienna-Varsavia. Durante le cure venni assistito da Aurelia Szacnaider Szablowska che sposai nel 1902, dopo aver pagato per l’annullamento del suo matrimonio precedente. Dopo un periodo di riposo ripartii per la Francia, dove tra il 1901 e il 1908 scrissi alcune parti de “I contadini” e Zakopang. Nel 1919 mi recai anche negli Stati Uniti a spese del governo polacco. Tentai anche di diventare latifondista e nel 1912 comprai delle proprietà vicino a Sieradz, ma la gestione si rivelò infruttuosa e rinunciai a quell’ambizione. Nel 1925 ripresomi dai problemi cardiaci, volli partecipare ad un raduno di contadini vicino a Cracovia, dove venni accolto come un membro del partito dei contadini polacchi e dove venni elogiato per la mia arte. Subito dopo questo evento la mia salute peggiorò tanto che il 5 Dicembre 1925 a Varsavia avvenne la mia morte. L’urna che contiene il mio cuore è conservata in una colonna della Chiesa della Sacra Croce a Varsavia. Secondo la critica ci sarebbero delle similitudine tra il mio stile e i Naturalisti, sottolineando però che non si tratti di un Naturalismo “preso in prestito”, ma del resoconto delle mie esperienze di vita. Con una modesta istruzione e non conoscendo le lingue straniere, mi resi conto che il mio punto di forza non era sicuramente la teoria letteraria, ma la conoscenza della realtà. Una scelta vincente visto che da “I contadini” oltre a farmi vincere il Nobel, sono stati realizzati due film ed è stato tradotto in 27 lingue.
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