PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1915 Romain Rolland

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Nel 1914 il Nobel per la Letteratura non venne assegnato, nel 1915 venni insignito io, ROMAIN ROLLAND, “un tributo all’elevato idealismo della sua produzione letteraria, alla comprensione ed all’amore per la verità con le quali ha descritto i diversi tipi di esistenza umana. Scrittore, musicologo e drammaturgo francese sono nato a Clamecy, in Borgogna, il 29 Gennaio 1866. Mio padre Emile era un notaio, mia madre Marie Courot una musicista. Nel 1880 la mia famiglia si trasferì a Parigi, dove ho proseguito gli studi al Liceo Sant-Louis ed alla Scuola Normale Superiore. Ho cominciato a scrivere già durante l’adolescenza ed ero appassionato di musica, passione che avevo ereditato da mia madre. Nel 1889 sono stato abilitato all’insegnamento e mi è stata assegnata la cattedra nella Scuola francese d’Archeologia a Roma, per tre anni, un soggiorno che mi ha colpito profondamente per le opere dei vostri grandi pittori. Le numerose lettere che in questo periodo ho scritto a mia madre, vennero poi raccolte in due volumi: “Primavera romana” e “Ritorno a Palazzo Farnese“. A Roma ho frequentato il mondo degli intellettuali ed ho intrecciato vari rapporti sentimentali con alcune nobildonne. Ho visitato Napoli e la Sicilia, ho scritto alcuni drammi, tra cui “Empedocle di Agrigento“. Nel 1892 sono tornato a Parigi dove ho sposato Clotilde Breal, con la quale sono tornato in Italia per alcuni mesi e qui ho preparato una tesi di dottorato dal titolo “Storia dell’opera di Lulli e Scarlatti” pubblicata nel 1895 e considerata tuttora un importante riferimento nello studio della lirica in Europa. Sempre nel 1895 ho ottenuto l’insegnamento di Storia dell’Arte alla Normale. Nel 1900 ho dato vita al primo Congresso Internazionale di Studi storici-musicali. Intanto il mio matrimonio era entrato in crisi, fino alla rottura avvenuta nel 1901, anno in cui ho fondato la “Rivista di storia e critica musicale“. E’ il periodo delle biografie: nel 1903 ho pubblicato “Vita di Beethoven“, nel 1905 “Vita di Michelangelo“, nel 1911 “Vita di Tolstoj” e nel 1926 “Vita del Mahatma Gandhi“. Nel 1908 intanto avevo avviato un’intensa collaborazione con “La Voce“, la storica rivista di cultura e politica che ebbe come maggiori esponenti Papini e Prezzolini. L’ideale che ci accomunava era il superamento degli sterili egoismi nazionali, la necessità di un rinnovamento culturale e l’affermazione di un nuovo sentimento europeista. Nello stesso anno ho pubblicato “Musicisti del passato“, per concludere nel 1919 con “Viaggio musicale nel paese del passato“. Intanto dal 1904 avevo iniziato a lavorare all’opera monumentale “Jean Cristophe” che ho ultimato nel 1912 e sarà poi riunita in 10 volumi. Il successo letterario mi ha permesso di rinunciare all’insegnamento, mantenendo solo quello di Storia della Musica alla Sorbona. Gli eventi preparatori che portarono alla tragedia della I° Guerra Mondiale mi indussero a prendere posizione avversa al conflitto, che manifestai con una serie di articoli pubblicati a Ginevra dove mi ero trasferito e che nel 1914 vennero riuniti in un unico volume. Sullo stesso argomento, nel 1919 ho pubblicato il romanzo “Colas Brugnon“, ambientato nel ‘600, considerato il mio capolavoro. La cocente delusione che mi causò l’Europa con la Grande Guerra, mi portò a provare simpatie per la rivoluzione russa e a promuovere una “Dichiarazione di indifferenza dello spirito” alla quale aderirono molti intellettuali fra i quali Croce, Bertrand Russell, Einstein, Gorkij, Hesse, Lagerlof e Tagore. Nel 1929 iniziai una convivenza con una giovane donna che ho sposato nel 1934. In questi anni si attenuò molto il mio europeismo, mi proclamai cittadino del mondo e mi avvicinai all’Unione Sovietica, instaurando rapporti cordiali con Stalin. L’impegno contro il Nazismo e il Fascismo e la difesa degli Ebrei mi portarono alla Presidenza del Comitato Internazionale Antifascista. Nel corso degli anni strinsi una grande amicizia col poeta Claudel, grande cattolico ma io materni comunque ateo benché, giunto alla fine della mia vita terrena avvenuta il 30 Dicembre 1944. Nel mio testamento lasciai il consenso per un funerale religioso, precisando che era solo per fare contenti gli amici cattolici e non per conversione. Il mio animo nobile ha fatto discendere il mio pensiero da una concezione eroica della vita e fu l’azione eroica che accese in me il fermento, l’entusiasmo che guidarono la mia mano mentre creavo le mie opere, che celebrano l’esaltazione dei valori della dignità degli uomini, la condanna della guerra e di ogni forma di oppressione e l’incoraggiamento a saper gettare lo sguardo oltre ogni confine. Tra le mie opere più importanti: “Il trionfo della ragione” del 1899, “Danton” del 1900, “Il quattordici Luglio” del 1902, “Ai popoli assassini” del 1917, “Saluto alla rivoluzione russa” del 1917, “Il viaggio interiore” del 1943. Per voi ho scelto da “Vita del Mahatma Gandhi” questa descrizione della sua eccezionale personalità.

Intorno a lui c’è una semplicità quasi simile a quella di un bambino. I suoi modi sono gentili e cortesi anche quando tratta con gli avversari, ed è di una sincerità incontaminata. E’ modesto e senza pretese, al punto che qualche volta può sembrare quasi timido, esitante quando asserisce qualcosa, tuttavia sentite il suo spirito indomabile. Non cerca scuse se deve ammettere di aver sbagliato…. Letteralmente “patito della moltitudine che lo adora”, non ha molta fiducia nelle maggioranze e teme “il governo di massa” e le passioni scatenate della plebaglia. Si sente a suo agio soltanto in una minoranza, ed è felicissimo quando, in solitudine meditativa, può ascoltare la “piccola voce tranquilla” dentro di sé. Questo è l’uomo che ha incitato trecento milioni di persone alla rivolta, che ha fatto tremare le fondamenta dell’impero inglese, e ha introdotto nella politica umana l’afflato religioso più forte degli ultimi duecento anni”.

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