Il Pane
di Rosanna Fabrizi
Questa descrizione che ho trovato in Estasi culinarie di Muriel Barbery (la scrittrice di L’eleganza del Riccio), mi è sembrata interessante e la condivido con voi.
“Se il pane “basta a se stesso” è perché è molteplice, non nel senso delle sue tante tipologie, ma per la sua essenza stessa giacché il pane è ricco, è vario, il pane è un microcosmo…
Muriel Barbery, Estasi culinarie, 2000
… È quasi sconcertante l’abisso che c’è
tra la scorza screpolata, a volte dura come pietra, a volte semplice manto che cede
ben presto all’offensiva, e la morbidezza dell’interno che si raggomitola nelle guance
con carezzevole docilità.
Le fessure della crosta sono come richiami al mondo campestre: sembrano solchi di aratro, e così ci troviamo a pensare al contadino …
Al momento dell’incontro fra la crosta e la mollica, invece, davanti al nostro sguardo interiore si materializza un mulino…
e poi, un nuovo cambio di scena: il palato
ha appena sposato la spuma spugnosa liberata dalle costrizioni, e adesso può avere inizio
il lavoro delle mandibole.
È pane eppure si mangia come un dolce; ma a differenza della pasticceria, anche di quella da forno, la masticazione del pane sfocia in un risultato sorprendente, un risultato… vischioso.”
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