30 Agosto 1811 – Théophile Gautier

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Quando sono andata a ricercare gli scrittori nati nel mese di Agosto non ho avuto dubbi sulla scelta: Théophile Gautier e il suo romanzo “Il Capitan Fracassa”. Nella mia libreria del cuore questo romanzo di appendice ricopre sicuramente un posto privilegiato, perché mi è stato regalato da una cara persona nel lontano 1976, probabilmente perché sapeva che mi piacevano molto queste avventure di cappa e spada. Il mio libro è assai vetusto e fragile, un’edizione Sonzogno del 1953, con la copertina di cartoncino blu sulla quale spicca solo il titolo e il nome dell’autore, rilegata con il filo di cotone, le pagine ingiallite come pure il segnalibro originale. Ho dovuto rileggerlo per rinfrescare la memoria visto che non l’avevo più fatto da allora, maneggiandolo con estrema cura ma purtroppo lo stato già precario si è ulteriormente deteriorato quasi quanto il castello del protagonista così ben descritto nel primo capitolo. Come dicevo “Il Capitan Fracassa” è un romanzo di appendice,  di quelli che venivano pubblicati a puntate sulle riviste (appunto in appendice alla rivista stessa), uscito per la prima volta a fine 1861 e due anni dopo ne venne realizzato un volume che ebbe molto successo. Gautier ci “trasporta” nella Francia del XVII sec., sotto il regno di Luigi XIII e in 22 capitoli ci narra la storia del suo protagonista il Barone di Sigognac con uno stile arcaico sicuramente visto che è un’opera scritta nella seconda metà dell’800 ma scorrevole (almeno per me) anche nelle lunghe e dettagliate descrizioni dei luoghi, delle persone, dei costumi e delle usanze, il tutto infarcito con battute divertenti, ironiche e irriverenti.  Nel primo capitolo ci viene presentato il nostro giovane, sfortunato e buon barone che vive in miseria in un castello che definirlo decadente è fargli un complimento, con la sola compagnia di Pietro l’unico fedele domestico rimasto al suo servizio, un decrepito gatto Belzebù, un cane ridotto peggio Miraut e un cavallo che oramai regge l’anima con i denti Baiardo.  Durante una tempesta giunge al rovinoso castello una compagnia di guitti diretti a Parigi che chiedono ospitalità dalla violenza della tempesta al Barone: per quanto diroccato il vecchio maniero è sempre meglio che stare all’aperto. La compagnia è formato dal capo, Erode detto il Tiranno, un omaccione dall’aspetto feroce quanto dal carattere bonario; dal vecchio Blazius, il Pedante, che infarcisce ogni discorso con citazioni spesso in latino; dal magrissimo e macilento Matamoro eternamente preoccupato di rimanere secco come uno spillo; dall’astuto e furbo Scapino; dal narciso Leandro, l’attore giovane, che sogna di poter conquistare una ricca nobildonna pertanto sempre attento al proprio aspetto che recita sempre il ruolo di innamorato; dall’anziana signora Leonarda veterana del palcoscenico con un animo avido; dalla sveglia Zerbina, graziosa e conquistatrice di cuori, nel ruolo di servetta; da donna Serafina giovane e brillante un po’ invidiosa della Servetta, prima donna della compagnia ed infine la più giovane, schiva, riservata, pudica e pura Isabella, specializzata nei ruoli da ingenua, che conquista, conquistata, il buon Sigognac. Sul carro di Tespi, il giorno seguente, decide di salire anche il povero barone nell’intento di raggiungere Parigi, presentarsi al re per ricordargli i molti servigi resi dall’antica sua ascendenza alla corona di Francia, dalle Crociate in poi, nella speranza di un aiuto che possa risollevare le sorti del suo povero feudo. Durante il viaggio molte avventure, accidenti, inconvenienti accadono alla bella compagnia. Durante una tormenta di neve perdono il compagno Matamoro, così Sigognac che si sente in colpa per il fatto che viaggia a scrocco dei nuovi amici, decide di subentrare nelle rappresentazioni e nasce così il personaggio di Capitan Fracassa. Per mantenere segreta la sua vera identità, in quanto non è molto onorevole per un nobile recitare parti comiche in una compagnia di guitti, il capitano si presenta sul palcoscenico col volto coperto da una maschera. Durante il viaggio l’amore tra Sigognac e Isabella diventa sempre più profondo ma casto e nonostante il barone le chieda di sposarlo, la giovane rifiuta perché di condizione sociale inferiore, per quanto nelle sue vene scorra sangue nobile essendo figlia illegittima di una commediante e di uno sconosciuto esponente della nobiltà. Ma di Isabella di invaghisce anche l’arrogante, prepotente e presuntuoso duca di Vallombrosa che la ragazza respinge accendendo in lui l’ira e il desiderio di conquista ad ogni costo. Per questo motivo ordisce attentati alla vita del capitan Fracassa e rapimenti ai danni di Isabella, tutti andati a vuoto, compreso un duello diretto con Sigognac finché…. e no! Ora non racconto di più.  Scene divertenti si alternano a duelli, colpi di scena e battute di spirito così che la lettura non è mai noiosa. C’è una frase pronunciata da Isabella a Sigognac che a me piace molto e un po’ rispecchia la mia storia, chi la conosce ne converrà con me, ed è la seguente: ”Noi ci dovevamo amare, era scritto lassù. Le anime gemelle finiscono col ritrovarsi, quando sanno aspettare.” Per noi è stato così ma per fortuna senza duelli e rapimenti. Da “Il Capitan Fracassa” sono stati tratte diverse produzioni cinematografiche e televisive tra i quali il film “Il viaggio del Capitan Fracassa”  nel 1990 di Ettore Scola e lo sceneggiato “Capitan Fracassa” nel 1958 di Anton Giulio Majano. Una curiosità sul finale che Gautier aveva pensato completamente diverso, decisamente tragico ma sia il suo editore che la moglie lo convinsero per quello che poi leggerete.

PIERRE JULES THEOPHILE GAUTIER è stato uno scrittore, poeta e giornalista francese nato il 30 Agosto 1811. Iniziò la sua attività artistica dedicandosi alla pittura ma ben presto venne “catturato” dalla nuova letteratura romantica impersonata da Hugo, che ebbe l’onore di incontrare nel 1829. L’abbandono della pittura lo portò, pochi mesi dopo, alla pubblicazione della sua prima raccolta di poesie. Diventato giornalista per necessità economiche, iniziò a dedicarsi anche ai romanzi con l’uscita nel 1836 dello scabroso “Mademoiselle de Maupin” ed iniziò a lavorare alla sua opera più famosa “Il Capitan Fracassa” che terminò in… trent’anni!. Intanto si dedicò con passione anche alla critica letteraria. Dal matrimonio con Ernesta Grisai nacquero due figlie: Judith che diventerà una famosa letterata e che il padre definì come la sua opera più perfetta ed Estelle. Da una relazione con Eugénie Fort  venne al mondo il figlio Théophile Charles Marie. Dopo aver lungamente viaggiato,  Gautier concluse la sua esistenza a Parigi, gli amici Hugo, Mallarmè e Banville gli dedicarono un ultimo brindisi funebre; ora riposa a Montmartre. A lui si ispirò la nuova scuola parnassiana e realista rappresentata oltre che da Banville anche da Flaubert e Baudelaire che gli dedico il suo “I Fiori del Male”: 

«Al poeta impeccabile
Al perfetto mago in lettere francesi
Al mio carissimo e veneratissimo
Maestro e amico
Théophile Gautier
Con i sentimenti di più profonda umiltà
Io dedico
Questi fiori malsani.»

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