23 Agosto 1868 – Edgar Lee Masters

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Il festeggiato di agosto non poteva che essere il poeta statunitense Edgar Lee Masters, con il quale il Circolo Culturale LaRocca ha da sempre un legame molto profondo. Nel tempo, infatti, più e più volte abbiamo proposto la lettura di poesie – peraltro apprezzatissime – tratte dall’ “Antologia di Spoon River”, la sua opera più celebre.
E pensando a Lee Masters ed alla sua “Antologia”, immediatamente si attivano parallelismi con Cesare Pavese ed il grande Fabrizio De Andrè.
Pavese, appassionato estimatore della cultura e della letteratura americana, suggerì la lettura dell’Antologia ad una giovane studentessa liceale – Fernanda Pivano – che non riusciva a percepire la differenza tra la letteratura inglese e quella americana. La Pivano rimase particolarmente colpita dall’efficacia di quei versi e – come più tardi lei stessa raccontò – li tradusse, “quasi per imprimerli in mente”. Qualche tempo dopo Pavese riuscì a leggere quella traduzione e a farla pubblicare da Einaudi nel 1943, utilizzando un espediente (S.River, che faceva pensare al nome di un Santo, anziché Spoon River) per aggirare la censura fascista. L’opera ebbe grande diffusione ed immediato apprezzamento anche in Italia. Sette anni più tardi, nel marzo 1950 – su “L’Unità” di Torino – Pavese scrisse: “Lee Masters guardò spietatamente alla piccola America del suo tempo e la giudicò e rappresentò in una formicolante commedia umana dove i vizi e il valore di ciascuno germogliano sul terreno assetato e corrotto di una società la cui involuzione è soltanto il caso più clamoroso e tragico di una generale involuzione di tutto l’occidente. Per questo le spettrali, dolenti, terribili, sarcastiche voci di Spoon River ci hanno tutti commossi e toccati a fondo. È la voce di una società che non pensa più in “universali”. E vent’anni dopo, alla fine del 1971, Fabrizio De Andrè, ispirato dall’ “Antologia”, pubblicò il concept album “Non al denaro, non all’amore né al cielo”, contenente nove tracce riferite ad altrettante poesie di Lee Masters e che si apre, proprio come il libro, con la celeberrima “La collina”. Il successo del disco di Faber, a catena, riportò in quegli anni l’interesse anche per l’opera di Lee Masters.
Ma cos’è, dunque, questa “Antologia”? E cosa dobbiamo aspettarci leggendola?
Partiamo della sua genesi. Sembra che Lee Masters sia stato influenzato dalla lettura di due importanti opere: l’ “Antologia Palatina”, una raccolta di quasi 4.000 epigrammi di autori greci composti fra l’età classica e quella bizantina, e “Elegia scritta in un cimitero campestre”, del 1751, opera del poeta inglese Thomas Gray, uno dei capostipiti della cosiddetta poetica cimiteriale o sepolcrale, ambientata nel cimitero di Stoke Poges, nel Buckinghamshire.
Le 244 poesie che compongono l’ “Antologia”, scritte in forma di epitaffio, furono inizialmente pubblicate a puntate sul “Mirror” di Saint Louis e poi raccolte nel 1915 dalla casa editrice MacMillan Publishers. Sono narrate in prima persona dagli stessi abitanti di una immaginaria cittadina del midwest americano, Spoon River, appunto. In realtà sembra che dietro il nome di Spoon River si celino le città di Petersburg e Lewistown (attraversata dallo Spoon River), nelle quali, nel tempo, Lee Masters ha vissuto.
Queste persone, oramai defunte, si raccontano in assoluta libertà, senza il filtro delle regole imposte dal contesto sociale e senza temere il giudizio altrui, ed ascoltando le loro storie riusciamo a ricostruire la storia di un’intera comunità e, per estensione, uno spaccato della storia della provincia americana. Alcune di queste “vite” sono legate fra loro, ed è estremamente interessante scoprire le diverse opinioni, i diversi punti di vista su una stessa storia. Sembra che alcuni dei personaggi a cui Lee Masters diede voce siano realmente esistiti e si dice si siano molto risentiti nel vedere pubblicate le loro frustrazioni, le loro gioie, i loro piccoli e grandi segreti…

Inserisco di seguito alcune poesie tratte dall’ ”Antologia di Spoon River”, augurandomi che il piacere che traggo dalla loro lettura sia da voi condiviso.

MARGARET FULLER SLACK
Sarei stata grande come George Eliot
ma il destino non volle.
Guardate il ritratto che mi fece Penniwit,
col mento appoggiato alla mano e gli occhi fondi
e grigi e indaganti lontano.
Ma c’era il vecchio, l’eterno problema:
celibato, matrimonio o impudicizia?
Poi John Slack, il ricco farmacista, mi corteggiò,
con la promessa che avrei potuto scrivere a mio agio,
e io lo sposai, misi al mondo otto figli,
e non ebbi più tempo per scrivere.
Comunque, per me era finita,
quando mi piantai l’ago nella mano
mentre lavavo la roba del bambino,
e morii di tetano, una morte beffarda.
Ascoltatemi, anime ambiziose,
il sesso è la rovina della vita!

JOHN HANCOCK OTIS
Quanto alla democrazia, concittadini,
non siete forse disposti a riconoscere
che io, erede d’una fortuna e bene educato,
non fui secondo a nessuno a Spoon River
per devozione alla causa della Libertà?
Mentre il mio coetaneo Anthony Findlay,
nato in una baracca e che aveva cominciato
come acquaiolo degli operai della ferrovia,
poi diventato operaio cogli anni,
e in seguito capo-reparto, fino ad arrivare
alla direzione delle ferrovie,
e vissuto a Chicago,
fu un vero negriero,
che spezzava la schiena ai lavoratori,
e nemico spietato della democrazia.
E io ti dico, Spoon River,
e dico a te, o Repubblica,
guardatevi dall’uomo che sale al potere
e una volta portava una sola bretella

SEREPTA MASON
Il fiore della mia vita sarebbe sbocciato d’ogni lato
se un vento crudele non avesse appassito i miei petali
dal lato che vedevate voi del villaggio.
Dalla polvere levo la mia protesta:
il mio lato in fiore voi non lo vedeste!
Voi, i vivi, siete davvero degli sciocchi
e non sapete le vie del vento
e le forze invisibili
che governano i processi della vita.

IL GIUDICE SELAH LIVELY
Immagina di essere alto un metro e cinquantotto
e di avere iniziato a lavorare come garzone in una drogheria
studiando legge a lume di candela
finchè non sei diventato avvocato.
E poi immagina che, grazie alla tua diligenza
e alla frequentazione regolare della chiesa,
tu sia diventato il legale di Thomas Rhodes,
che collezionava cambiali e ipoteche,
e rappresentava tutte le vedove
davanti alla Corte. E che in tutto questo
ti canzonassero per la tua statura e ridessero dei tuoi vestiti
e dei tuoi stivali lucidi. E poi immagina
di essere diventato Giudice di Contea.
E che Jefferson Howard e Kinsey Keene,
e Harmon Whitney, e tutti i giganti
che ti avevano schernito, fossero obbligati a stare in piedi
davanti al banco e a dire “Vostro Onore” –
Beh, non pensi che sarebbe naturale
che io rendessi loro la vita difficile?

e infine la mia preferita…

GEORGE GRAY
Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perché l’amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
l’ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio —
è una barca che anela al mare eppure lo teme

Edgar Lee Masters nacque il 23 agosto 1868 (alcune biografie riportano 1869) a Garnett, in Kansas, dove il padre avvocato si era trasferito per lavoro. Poco dopo la sua nascita i suoi genitori rientrarono in Illinois, prima a Petersburg, dove il piccolo Edgar crebbe nella fattoria dei nonni e frequentò una scuola privata tedesca, e più tardi a Lewistown. Abbandonò ben presto il sogno di dedicarsi agli studi umanistici ed assecondò il volere paterno diventando avvocato. Non rinunciò però alle sue grandi passioni: la lettura e la scrittura di poesie. Dopo un periodo di praticantato nello studio del padre, si trasferì a Chicago, dove si cimentò nelle più diverse professioni, fra le quali il giornalista e l’esattore per la Edison Company. Nel 1898 aprì un suo studio legale e si sposò con Helen Mary Jenkins, da cui ebbe tre figli. Risultò essere – suo malgrado – un buon avvocato. Le sue forbite arringhe erano efficaci in tribunale, ma la professione non lo soddisfaceva e, nello stesso tempo, la scrittura non gli dava da vivere. Prima della celeberrima “Antologia” aveva infatti composto ben dodici opere fra poesie, saggi, tragedie ed opere teatrali che non avevano avuto particolare fortuna. Il 29 maggio 1914 William Marion Reedy, proprietario del “Mirror” di Saint Louis, pubblicò le prime sette poesie della futura “Antologia”, riscuotendo un enorme successo da parte della critica ed il gradimento unanime dei lettori. Il grande apprezzamento per le singole liriche indusse l’editore MacMillan a raccoglierle e pubblicarle nell’ “Antologia di Spoon River”. Il successo ottenuto portò molti cambiamenti nella vita di Edgar Lee Masters. Intanto la crisi del suo matrimonio, che si concluse con un lungo ed oneroso divorzio, poi il definitivo abbandono della professione di avvocato per dedicarsi ad una prolifica attività letteraria, che non gli consentì però di replicare lo straordinario successo dell’ “Antologia di Spoon River”, tanto che ben presso le difficoltà economiche si fecero pressanti. Morì di polmonite, in povertà e dimenticato dai più, il 5 marzo 1950

di Silvia Corsinovi

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