L’autore di questo mese è Heinrich Boll, che ho conosciuto come scrittore grazie a mio marito, che nella biblioteca che mi ha portato in dote, ha un discreto numero di suoi romanzi. Il primo che ho letto è stato “Opinioni di un clown” forse il più conosciuto per questo non l’ho scelto come tema di questo mese preferendo “L’onore perduto di Katharina Blum” per la tematica estremamente attuale: il giornalismo sensazionalistico. Il romanzo è scritto e ambientato nel 1974 e tratta di quella stampa scandalistica che non si fa scrupoli nel gettare in pasto all’opinione pubblica fatti di cronaca, ma soprattutto persone, spesso in modo improprio e solo per vendere copie in più, distruggendo chiunque passi sotto le loro rotatorie. Lo stesso Boll fu vittima delle mistificazioni di certa stampa, tra il 1971 e il 1972, quando i giornali Springer scatenarono una vera e propria caccia alle streghe contro esponenti di sinistra ritenuti vicini al gruppo terrorista Baader-Meinohf, tra i quali lo stesso Boll. L’autore, attraverso la vicenda di Katharina Blum, denuncia un modo di fare di certa stampa che ancora oggi, forse ancora di più di allora, non si fa scrupoli delle vite delle persone.
E’ il 20 Febbraio 1974, vigilia di Carnevale, Katharina Blum, giovane e seria governante al servizio di una coppia della buona borghesia di Colonia, Trude e Hubert Blorna. Attraverso il loro punto di vista l’autore, pur utilizzando un narratore, ci racconterà la storia della protagonista. Quel 20 Febbraio Katharina si reca ad una festa da ballo organizzata dall’amica e madrina Else Woltersheim, per festeggiare la notte del carnevale delle donne. A casa dell’amica la ragazza conosce Ludwig Götten e i due si innamorano. Lei non sa che l’uomo è ricercato dalla Polizia per aver rapinato la cassa del suo stesso reggimento; benché il suo nome ritorni spesso durante la narrazione, Boll non ci racconta quasi nulla di lui. Quattro giorni dopo la stessa Katharina si presenta a casa del commissario Moeding e confessa di aver ucciso a colpi di pistola il giornalista dello Zeitung, Werner Totges ma cosa è accaduto in quel lasso di tempo di così grave da indurla a commettere un omicidio? A colpi di flashback, Boll ce lo racconta coinvolgendoci emotivamente (almeno per quanto mi riguarda) e portandoci a riflettere sull’accaduto fino a costringerci a chiederci se Katharina abbia agito per vendetta o per legittima difesa. Il romanzo è breve pertanto riassumere la storia è abbastanza semplice ma occorre leggerlo per catturarne le sfumature e la denuncia contro certi sensazionalismi da giornalismo spiccio. In breve, Katharina e Gotten escono insieme dalla festa e passano la notte a casa di lei, senza sapere che la Polizia sorveglia da giorni l’uomo in attesa del momento più proficuo per catturarlo che sembra essere proprio la mattina successiva, nell’appartamento della ragazza. Ma la Polizia non sa che, al solo scopo di evitare i pettegolezzi dei vicini, lei ha mostrato al fuggiasco una possibile via di fuga, della quale è venuta a conoscenza perché il palazzo dove è situato il suo appartamento è stato progettato dalla sua datrice di lavoro Trude Blorna, detta “Trude la rossa” per il colore dei suoi capelli che verrà subito travisato dalla stampa che lo trasformerà come indice della sua appartenenza all’estrema sinistra. La donna, colpita dall’intelligenza della ragazza le aveva mostrato quei progetti. Occorre ricordare che siamo negli anni ’70 del novecento, nella Germania afflitta dal terrorismo rosso e per questo motivo, una volta che la stampa si sarà impadronita della notizia della fuga del ricercato dalla Polizia Gotten, questi si trasformerà da semplice rapinatore in un pericolosissimo terrorista e assassino. Conseguentemente, grazie a provvidenziali “fughe di notizie” si saprà tutto sugli interrogatori alle quali Katharina viene sottoposta dalla Polizia, sulle intercettazioni telefoniche, sulle sue amicizie, sulla sua vita privata, la famiglia, i datori di lavoro e tutto quanto passerà per le mani degli investigatori. Werner Totges è il più accanito, o secondo i suoi parametri il più furbo, di tutti: riesce ad intervistare l’ex marito di Katharina, un operaio inconcludente che lei ha lasciato per costruirsi un futuro sicuro; la madre gravemente malata in ospedale, dalla vita difficile dopo essere rimasta vedova con due figli piccoli; il prete del paese di nascita che detesta chiunque sia di sinistra. Tutte le interviste vengono opportunamente travisate dal giornalista d’assalto per renderle più interessanti e appetibili agli occhi dei lettori, contribuendo, anzi rendendo, la tranquilla governante una pericolosa terrorista o, nei casi più benevoli, nella complice di un terrorista senza scrupoli. La vita di Katharina viene completamente travolta dalle insinuazioni di Totges, iniziano ad arrivare le telefonate oscene tanto che per paura di qualche atto violento, la ragazza è costretto a farsi ospitare dall’amica Else e a odiare la propria casa che con tanti sacrifici era riuscita a comprarsi, secondo il giornalista con entrate equivoche. La sua vita sentimentale scandagliata per dimostrare che è una poco di buono, tanto da intendersela con un terrorista, Totges approfitta della morte della madre per accusarla di esserne la causa: il dispiacere di apprendere che razza di persona sia sua figlia l’ha portata a morire quando invece ne è la causa il dolore per come siano state manipolate le sue parole contro la ragazza. I suoi stessi datori di lavoro i Blorna avranno la vita sconvolta da Totges che ne causerà anche la rovina economica, solo per aver difeso la loro governante. Katharina da giovane donna determinata, onesta, riservata, scrupolosa che si è fatta strada nel proprio lavoro conquistando fiducia e rispetto, che ha lasciato una famiglia disgraziata ma che continua ad aiutare economicamente, si ritrova ad essere additata come una criminale, una sgualdrina che se l’intende con i terroristi e chissà con quanti altri. Vede il mondo che si è costruita con sacrificio crollarle intorno a causa di una stampa scandalistica che mira solo a vendere giornali facendo sensazionalismo. Tutto questo per cosa? Per essersi innamorata per la prima volta dell’uomo che ha sempre atteso, con il quale è bastata una notte per lanciarsi a progettare un futuro insieme e, quando lui verrà catturato, a renderla determinata ad aspettarlo per tutto il tempo che sarà necessario. Ma come può una donna semplice difendersi dai mass media? Non c’è storia ma Katharina vuole dare un volto a Totges, vuole vedere come è fatto, parlargli, vuole solo conoscerlo anche se porta con sé una pistola, come finirà l’incontro durante il quale lui le farà pure proposte sessuali, è immaginabile e non voglio aggiungere altro sul finale del romanzo perché merita di essere letto, tutto d’un fiato come ho fatto io e del resto è così ogni volta che inizio un’opera di Boll. Nel 1975 ne è stato realizzato l’adattamento cinematografico con un finale completamente diverso: il film si chiude con la scena del funerale di Tötges, durante il quale il suo editore condanna, in maniera molto ipocrita, l’omicidio del suo collaboratore come una violazione della libertà di stampa.
HEINRICH BOLL è uno scrittore tedesco nato il 21 Dicembre 1917 di formazione cattolica e pacifista, nonostante l’opposizione al partito nazista e il rifiuto di iscriversi alla Gioventù hitleriana, dovette comunque arruolarsi nel 1939 e fu presto spedito al fronte per combattere prima in Polonia, poi in Francia e in Germania (dove conobbe la futura moglie Annemarie, che sposò nel 1942) e infine in Russia. Nel 1944, durante un raid aereo, sua madre Marie morì per un infarto. Böll, che avversava il nazismo e la guerra, si oppose a qualsiasi promozione all’interno dell’esercito e cercò di evitare il più possibile il servizio attivo. Nonostante questo, venne ferito quattro volte. Tentò di disertare, ma, temendo la morte per fucilazione, nel febbraio del 1945 tornò ad arruolarsi. Venne catturato dalle truppe statunitensi e fatto prigioniero, fino alla liberazione della Germania Ovest da parte degli Americani, nell’aprile dello stesso anno. Con la moglie si stabilì a Colonia in un appartamento semi-distrutto, dove nacque il loro primo figlio, Christoph, che morì appena qualche settimana dopo. Böll tornò a iscriversi all’università, per ottenere la tessera dei razionamenti alimentari e si impegnò in prima persona per ricostruire la propria casa. Iniziò anche a scrivere il suo primo romanzo, che venne pubblicato nel 1949 col titolo “Il treno era in orario”. Che divenne subito un caso letterario. Reduce dalla guerra, Böll non voleva «parlare d’altro»: i suoi primi romanzi raccontavano per lo più la storia di figure emarginate in una società che tentava di rimuovere velocemente il passato e nonostante l’atmosfera non proprio allegra dei suoi scritti, Böll riusciva a dare un senso a quelle vite distrutte raccontando la verità di quella terribile realtà umana. Seguirono molti altri romanzi e racconti, per lo più ambientati nella Germania post-bellica e raccontano di emarginati in una società che cerca di rimuovere velocemente il passato. La sua opera è stata definita “letteratura delle macerie”, quelle ovviamente causate dalla seconda guerra mondiale. Böll fu un esponente di spicco degli scrittori tedeschi che cercarono di confrontarsi con la memoria della guerra, il Nazismo e l’Olocausto, e i relativi sensi di colpa. La Germania nazista non fu comunque l’unico bersaglio dei suoi scritti, lo furono anche i politici postbellici e la Chiesa. Nel 1963 pubblicò “Opinioni di un clown” che riscosse un successo enorme collocandosi fra le sue opere principali. Le sue condizioni di salute, improvvisamente divenute precarie dal 1966, lo costrinsero a ridurre notevolmente l’impegno letterario, ma nel frattempo riuscì a dedicarsi al radiodramma ed al teatro. Nel 1972 giunse la più alta gratificazione per uno scrittore, con l’assegnazione del Premio Nobel per Letteratura. Un suo articolo pubblicato su “Der spiegel” con il quale criticava il modo con cui la stampa di destra, in particolare il quotidiano “Bild”, trattava il terrorismo e la critica verso la politica repressiva del governo, ne fecero il bersaglio di campagne calunniose da parte della stampa stessa, che lo bollava come comunista amico dei terroristi; il romanzo “L’onore perduto di Katharina Blum”
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