27 Giugno 1934 – Alberto Bevilacqua

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Alberto Bevilacqua, l’autore del quale ricordiamo il compleanno questo mese, è uno degli scrittori che stavano lì sullo scaffale della mia libreria in attesa di essere letti, da una vita. Quale migliore occasione di questa rubrica per farlo. Avevo 3 suoi scritti tra i quali scegliere “Una misteriosa felicità”, “Gli anni struggenti” e “I sensi incantati”, ho scelto quest’ultimo, perché? Non lo so, sarà stata… magia. Il tema del magico che ritroviamo in quasi tutta l’opera di Bevilacqua, è il tema di questo romanzo che, almeno per me, ha avuto una partenza lenta ma poi mi ha coinvolto, forse perché la magia è mi… intriga.

Il racconto prende inizio da un’apparizione sconvolgente per il protagonista: un volto di donna gli si manifesta durante uno dei suoi viaggi nei regni del mistero. Marco il protagonista (ma si può tranquillamente pensare che sia autobiografico) si trova in uno dei luoghi già cari alla tradizione tibetana il “Lago degli eventi futuri”, alle pendici della Montagna Re. Luoghi che l’Autore ha realmente visitato, viaggi compiuti in ogni parte del mondo, con i più grandi Sensitivi. Bellissima la descrizione del luogo magico in cui avviene la visione, con i monaci che indossano maschere rosse, segno della vita che si reincarna, che cantano nella notte, con il tempo che sembra fermarsi e in questa atmosfera il volto di donna che appare al protagonista è completamente sconosciuto e lascia un segno profondo nella memoria di Marco e li resterà per qualche anno. La narrazione riprende con un protagonista sprofondato in una cupa depressione ed è proprio in questo momento che quel volto, apparso improvvisamente alla Montagna Re, riappare misteriosamente nella figura di Miriam, una giovane sensitiva che entra concretamente nella vita di Marco in un momento di grave crisi per lui che si trova invischiato anche in un divorzio difficile e conflittuale con la ex moglie Marta. Grazie agli eccezionali poteri di Miriam ma anche alla magia della sua sensuale femminilità, la giovane riesce a rigenerare il protagonista. I suoi poteri sono davvero eccezionali, a tal punto che riesce ad ottenere che i sensi altrui, di colui che ha bisogno del suo aiuto, vengano incantati e riportati a riscoprire la voglia di vivere e, nel caso di Marco che è uno scrittore giornalista (guarda caso come lo stesso Bevilacqua), la voglia di ricominciare a scrivere. Il loro sarà un viaggio nella memoria del protagonista, nei luoghi della sua infanzia, nei suoi traumi, in quell’atmosfera magica che ruotava intorno a Parma e alle sue misteriose campagne abitate dalle strie. Ripercorrendo le tappe di una vita che, fin dall’infanzia, si rivelerà problematica con una nonna che di notte raggiunge in giardino lo spirito del marito morto con il quale dialoga accompagnata solo dal gatto, la madre afflitta da una malattia degenerativa che la isola dai suoi stessi affetti, un padre che reagisce a modo suo alla situazione della moglie con fantasie di viaggi immaginari che non avverranno mai ma anche la sola speranza di poterli un giorno realizzare è motivo per andare avanti e non perdersi. Miriam lo guida in questo “viaggio” a ritroso nella memoria, non solo accompagnandolo fisicamente nei luoghi dell’infanzia ma soprattutto penetrando nei suoi sentimenti, nella sua mente, immedesimandosi in persone che hanno significato nella vita di Marco per aiutarlo ad uscire dalla sua crisi profonda. Intorno a loro si muovono personaggi memorabili, alcuni portatori di facoltà straordinarie come Tano, l’uomo che vola e la sua capretta, Franz il fratello di Miriam, la Cerva-fiore e Salomone che dividono col protagonista la “Casa della grande solitudine”, il giudice del Tribunale che dovrà sentenziare sul suo divorzio e molti altri ancora, nessuno capitato per caso, tutti con uno ruolo nel percorso di rinascita. Ma una volta raggiunto lo scopo per cui Miriam è entrata nella vita di Marco, una volta assolto al compito che spetta alla sensitiva che cosa ne sarà del rapporto amoroso? Quale sarà il ruolo futuro della donna? Questo lo scoprirete se vorrete leggerlo. Ho letto questo romanzo senza prendere visione del risvolto di copertina come spesso capita, conoscendo pochissimo l’autore e fin dall’inizio ho pensato, ho creduto che fosse un storia autobiografica e solo dopo diversi capitolo ho realizzato che il nome del protagonista non era Alberto ma Marco, talmente ero convinta che l’Autore narrasse la propria storia, in prima persona, ma giunta alla fine devo concludere che è veramente della sua vita che ci sta raccontando. Sicuramente Bevilacqua ha attinto a esperienze personali, fin da bambino ha vissuto a contatto con la dimensione magica, e attraverso i suoi studi e la sua esperienza ci conduce per mano in un mondo misterioso, popolato da ciarlatani e da personaggi misteriosi affascinanti citati nella trama. Vi lascio alla lettura se vorrete ricordandovi solo che nel 1992 con “I sensi incantati” Alberto Bevilacqua vinse il Premio Bancarella.

Alberto Bevilacqua nacque a Parma il 27 Giugno 1934 da Mario, aviatore acrobata e della giovanissima Lisa Cantadori, sposata quattro anni dopo la nascita del figlio. La sua prima raccolta di racconti “La polvere sull’erba” venne pubblicata nel 1955 e ottenne l’apprezzamento di Leonardo Sciascia; la prima raccolta di poesia “L’amicizia perduta” è del 1961 ma il successo arrivò con il romanzo “La califfa” nel 1964 e il Premio Campiello nel 1966 con “Questa specie d’amore”. Di entrambi i romanzi l’Autore stesso ne curò la trasposizione cinematografica vincendo anche un David di Donatello come miglior film con il secondo. Ha poi realizzato altri 6 film come regista e sceneggiatore e 9 da sceneggiatore. Collaboratore di vari giornali, è stato anche un critico letterario e sceneggiatore per il cinema. Tra le sue opere più apprezzate il romanzo cronaca “Una città in amore” su figure ed episodi della vita parmense al tempo del fascismo, “Il viaggio misterioso”, “Il curioso delle donne”, “L’eros, GialloParma”, “Gli anni struggenti”. Da segnalare anche “Storie della mia storia” e “Eros II” in cui l’Autore indaga su uno dei temi centrali della sua poetica, ribadendo i travagliati nessi tra sensualità, nostalgia e disillusione; “L’amore stregone” nel qual quale lirismo e senso magico restituiscono un’immagine densa e potente della femminilità e infine “Roma califfa” del 2012, l’ultima opera ispirata alle figure ideali della Madre e della Città. L’anno successivo venne ricoverato per l’aggravarsi di un scompenso cardiaco che lo aveva già colpito nell’Ottobre precedente. Alberto Bevilacqua muore il 9 Settembre 2013 a Roma e sepolto nel cimitero di Parma. Tra i premi vinti oltre al Bancarella con “I sensi incantanti” come già detto, ha vinto il Campiello nel 1966 con “Questa specie d’amore”, lo Strega nel 1968 con “L’occhio del gatto”, di nuovo il Bancarella nel 1972 con “Un viaggio misterioso”, lo Stresa nel 2000 per “La polvere sull’erba”, ancora il Campiello nel 2003 per “La Pasqua rossa”.

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