Nel 1945 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, Gabriela Mistral, prima cilena nella storia del Premio, “per la sua lirica, ispirata da forti emozioni, che ha fatto del suo nome un simbolo delle aspirazioni idealistiche dell’intero mondo latino americano”.
Sono nata a Vicuña in Cile il 7 Aprile 1889 e venni chiamata Lucila de Maria del Perpetuo Socorro Godoy Alcayaga, questo è il mio vero nome. Mio padre, Juan Jeronimo Godoy Villanueva è stata una figura chiave per la mia carriera, nonostante abbia abbandonato la famiglia quando avevo solo tre anni: crebbi con mia madre Petronilla Alcayaga Rojas. Un giorno ritrovai dei versi scritti da lui e la mia passione poetica esplose. Quando avevo 11 anni alcune mie compagne di classe mi accusarono ingiustamente di aver rubato del materiale didattico e perciò lasciai la scuola femminile di Vicuña ed iniziai a prendere lezioni private da mia sorella Emelina, di 15 anni più grande, che era insegnante e che mi trasmise la passione per l’insegnamento e per la Bibbia che diventarono temi ricorrenti nelle mie opere. A 15 anni conobbi Bernardo Osando, direttore del periodico locale “El Coquimbo de la Serena” grazie al quale conobbi la poesia di Frédéric Mistral, i novellisti russi e la prosa di Montaigne e sul suo giornale pubblicai i primi articoli firmandomi Lucila Goldoy. Sul suo giornale pubblicai anche le mie prime poesie con vari pseudonimi. Nel 1905 decisi di diventare un insegnante ma mi dovetti scontrare duramente con la complessa situazione politica cilena degli inizi del XX secolo. Durante la mia adolescenza gli insegnanti non erano sufficienti rispetto alla richiesta del paese soprattutto nelle zone rurali perciò chiunque poteva accedere a questo mestiere ma ottenere una laurea era molto difficile perché molto costoso. Con l’aiuto di mia madre riuscii a mettere insieme il denaro necessario e a superare gli esami di ammissione ma venni ben presto espulsa per alcuni articoli che avevo scritto per “El coquimbo”, nei quali sostenevo un’educazione libera e accessibile a tutti. Grazie a Emelina riuscii ad ottenere un posto come insegnante in alcune scuole minori tra il 1906 e il 1912. Nel 1906 mi innamorai di Romeo Ureta Carvajal, un impiegato delle ferrovie, con il quale iniziai una relazione che finì nel 1909 a causa del suo suicidio. Se il dolore già era presente nella mia poetica, dopo questa tragedia lo divenne ancora di più. Proprio con un’opera dedicata a lui “I sonetti della morte” vinsi alla fine del 1914 un importante riconoscimento in un concorso letterario nazionale a Santiago: fu da allora che decisi di adottare il nome d’arte di Gabriela Mistral in omaggio ai miei due poeti preferiti, Frédéric Mistral e Gabriele D’Annunzio. Finalmente nel 1918 il Ministero mi assegnò la cattedra di direttrice al liceo di Punta Arenas, mi trasferii a Temuco l’anno dopo con lo stesso incarico e nel 1921 a Santiago vinsi il concorso come direttrice del più prestigioso liceo femminile ma la mia presenza nella capitale non era ben vista dall’élite perché non avevo la formazione accademica appropriata e ciò mi spinse l’anno dopo ad accettare l’incarico da parte del Ministro dell’educazione del Messico di partecipare ad un piano biennale di riforma scolastica nel loro paese. Nel 1922, grazie a Federico de Onis direttore dell’Instituto de las Españas, venne pubblicata a New York la mia raccolta di poesie “Desolazione” che mi permise di venire conosciuta nel Nord America. L’anno successivo partecipai ad una raccolta di poesie di autori latinoamericani dedicati alla maternità e all’istruzione femminile e con i miei testi sostenevo la necessità di un’istruzione specifica per le studentesse, perché ritenevo che la letteratura e le discipline umanistiche venivano recepite e assimilate in modo diverso dagli studenti maschi. Sempre nel 1823 il Presidente messicano Oregon mi assegnò una borsa di studio per un anno che mi permise di viaggiare per gli Stati Uniti e per l’Europa, con quest’ultima stabilii un legame importante, tanto che a Madrid pubblicai “Tenerezza” una raccolta di ninne nanne, filastrocche e canzoni per bambini, un tema per me completamente nuovo. Tornai in Sud America nel 1924 tra Brasile, Uruguay, Argentina e infine in Cile dove mi ritirai dall’insegnamento e riuscii ad avere la pensione prima che il governo approvasse la mozione dell’Unione degli Insegnanti che richiedevano che potessero accedere all’insegnamento solo i laureati. Nel 1925 venni inviata a Parigi in rappresentanza dell’America Latina all’Istituto per la Cooperazione Intellettuale della Lega delle Nazioni. Rimasi in Francia fino al 1932 lavorando come giornalista e tenni lezioni e conferenze in college e università americane. Nel 1932 divenni console del Cile fino alla mia morte in Italia, Spagna, Francia, Portogallo, California, Messico e New York. Pubblicai centinaia di articoli in tutti i paesi di lingua spagnola. Nel 1938 a Buenos Aires, grazie alla mia grande amica Victoria Ocampo pubblicai “Taglio degli alberi”, dedicata in parte a mia madre morta nel 1929, contenente anche poemi che esaltavano gli usi e il folklore del popoli del Sud America e dell’Europa mediterranea e decisi di devolvere il ricavato delle vendite ai bimbi resi orfani dalla Guerra Civile Spagnola. Nel 1943 il mio adorato nipote Yin Yin (così lo chiamavo io ma il suo nome era Juan Miguel) appena diciassettenne si suicidò. Era il mio compagno di viaggi, mi considerava come una madre e la sua perdita per me fu un dolore enorme, tanto che mi convinsi che si fosse trattato di un omicidio. Questa immane tragedia, insieme alla Seconda Guerra Mondiale e alla Guerra Fredda mi ispirarono il mio ultimo libro di poesie “Lagar” del 1954. Intanto nel 1946 conobbi Doris Dana, scrittrice statunitense della quale mi innamorai, le lettere che ci scrivemmo tra il 1948 e il 1956 vennero raccolte in un libro che venne pubblicato postumo nel 2009 e rivelano il legame forte che ci univa e che dovevamo tenere nascosto, un amore sofferto a causa della distanza che ci separava. Nel 1947 ricevetti la laurea honoris causa, nel 1953 venni nominata console a New York, una città che non amavo, troppo fredda ma mi permetteva di restare accanto alla mia compagna alla quale scrissi «Doris, mi trovo negli Stati Uniti per te […] . Ma se tu non desideri lasciare la tua casa, comprami, ripeto, un calorifero e rimaniamo qui[». Durante la nostra convivenza Doris era perfettamente consapevole della mia salute precaria a causa del cuore e del diabete perciò iniziò a raccogliere tutti i miei scritti, più di 40000 manoscritti e 250 lettere vennero donati al governo cileno e ora sono conservati nella Biblioteca Nazionale da Doris Atkinson, nipote di Dana dopo la morte della mia compagna nel 2006. Lasciai questa vita terrena a New York il 10 Gennaio 1957 per un tumore al pancreas, assistita fino all’ultima mio respiro dalla mia compagna che nominai mia erede universale ed esecutrice testamentaria, le riservai i diritti d’autore di tutte le mie opere, la mia casa di Santa Barbara con tutto ciò che conteneva, tranne i diritti d’autore per le vendite delle mie opere in Sud America e i ricavi delle vendite delle proprietà mobili e immobili sudamericane che destinai ai bambini poveri di Monte Grande, il quartiere dove avevo trascorso la mia infanzia e dove volli essere sepolta. Purtroppo il Governo di Pinochet non rese possibile il riconoscimento di Doris Dana come esecutrice testamentaria in Cile, così i proventi delle vendite rimasero nelle casse delle case editrici fino al 2003 ma il problema non venne risolto a causa della cattiva gestione dei fondi da parte della fondazione francescana Herman Gabriela Mistral alla quale avevo dato questo incarico. Ancora oggi quei bambini hanno ricevuto un’esigua quantità di quei proventi. Del resto il mio rapporto col Cile è sempre stato difficile, mentre nel mondo il mio talento veniva ampiamente riconosciuto, nel mio Paese venivo discriminata da una società maschilista, centralista ed elitaria per questo Doris si rifiutò di consegnare al Governo le mie opere almeno fino a quando non mi fosse concesso il giusto riconoscimento del mio talento. In ogni caso l’Organizzazione degli Stati americani dal 1979 ha istituito il Premio Gabriela Mistral e nel 1981 è stata fondata la Universidad Gabriela Mistral; sono apparsa sulle banconote da 5000 pesos cileni dal 1981; nel 1991 mi è stata dedicata una collina sul Monte Grande; nel 2005 in ricordo del Nobel mi venne dedicato un treno della Metropolitana di Santiago; nel 2009 venne creato il Centro Cultural Gabriela Mistral. A voi dedico questa poesia.
La donna forte
Ricordo il tuo viso, fissato nei miei giorni,
donna con gonna azzurra e con fronte abbronzata;
quando nella mia infanzia, in terra mia d’ambrosia,
ti vidi aprire un solco nero in un ardente aprile.
Nella fonda taverna, l’impura coppa alzava,
chi un figlio appiccicò al tuo petto di giglio;
sotto questo ricordo, che t’era bruciatura,
cadeva dalla mano, serena, la semente.
Io ti vidi in gennaio segare il grano al figlio,
e in te, senza capire, trovai quegli occhi fissi,
ugualmente ingranditi da meraviglia e da pianto.
E ancora bacerei il fango dei tuoi piedi,
perché tra cento donne non ho visto il tuo volto,
e l’ombra tua nei solchi,
seguo ancora nel mio canto.
Nessuna risposta.