Io, Sigrid Undset, sono la vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura del 1928, seconda norvegese, la prima donna “Principalmente per la sua importante descrizione della vita nordica durante il Medioevo”.
Sono nata a Kalundborg, che oggi si trova in Danimarca, il 20 Maggio 1882. Quando avevo due anni la mia famiglia si trasferì a Oslo; a 11 anni persi mio padre Ingvald e i problemi economici che iniziarono ad affliggerci mi costrinsero a lasciare la scuola che frequentavo per una di livello inferiore, finalizzata alla formazione professionale e che mi fruttò nel 1897 il mio primo impiego. ma i dieci anni trascorsi in ufficio furono un tormento. Cercavo di rubare un po’ di tempo la notte, durante il fine settimana e le ferie per scrivere. Allo stesso tempo leggevo molto procurandomi, da autodidatta, un’ottima conoscenza della letteratura nordica e in particolare di quella inglese. Mi piaceva molto Shakespeare, ancora di più Chaucer ed ero molto attratta dalla leggenda di Re Artù. Studiai con grande attenzione anche i drammaturghi scandinavi come Ibsen, Strindberg, Brandes e i romanzieri inglesi come le sorelle Brontë e Jane Austen. Mi preparavo per quello che sentivo fin da piccola essere il mio destino. Nel frattempo avevo iniziato a scrivere e nel 1902 presentai ad un editore un romanzo storico che venne rifiutato fu una delusione cocente. Nel 1907 invece mi venne pubblicato “La signora Marta Oulie”, un romanzo sentimentale che ottenne un discreto successo ma che suscitò anche molto scandalo perché parlava di adulterio. Nel 1909 lasciai il lavoro e inizia a viaggiare visitando la Germania e l’Italia. Nel 1912 mi sposai con il pittore Anders Svarstad, dopo che lui aveva ottenuto il divorzio dalla prima moglie dalla quale aveva avuto tre figli. Il nostro primo incontro a Roma fu un colpo di fulmine, ma ci vollero quasi tre anni a Svarstad per ottenere il divorzio. Dopo il matrimonio ci trasferimmo a Londra per sei mesi: mentre mio marito dipingeva, io mi immergevo nella cultura inglese che successivamente avrà un ruolo decisivo sulla mia esistenza. Da Londra ci trasferimmo a Roma dove nacque il nostro primogenito nel gennaio 1913, che chiamammo come mio marito, Anders.
Il matrimonio ed i figli hanno significato molto per me: gestivo una grande casa dove vennero a vivere anche i figli del primo matrimonio di Svarstad, furono anni difficili. La nostra secondogenita era ritardata e ritardato era anche uno dei figli di Svarstad, la nostra grande casa era sempre aperta per la nostra grande famiglia e per tutti gli amici. Continuai lo stesso a scrivere la notte quando tutti andavano a dormire, partecipavo ai dibattiti pubblici sui temi più scottanti dell’epoca. Ero critica verso l’emancipazione femminile per il modo in cui si stava sviluppando, ed il declino etico e morale che l’avvicinarsi della prima guerra mondiale portava con sé minaccioso, anche se al di fuori delle coste della Norvegia che rimase neutrale.
Il mio matrimonio oramai in crisi, ci portò nel 1919 alla separazione nonostante la nascita del nostro terzo figlio e nel 1925 al divorzio. Intanto venne pubblicato in 3 parti, il mio capolavoro “Kristin, figlia di Laurans”, un romanzo storico che racconta la storia di una donna in Scandinavia nel Medioevo. Nel 1925, durante un viaggio a Montecassino, ufficializzai la mia conversione al Cattolicesimo e scrissi un saggio “Propaganda cattolica”. Dalla mia famiglia, da mio padre archeologo, dalla sua notevole cultura storica ho imparato presto sia i segreti dell’archeologia che le saghe norrene e i i canti popolari della Scandinavia da cui trassi ispirazione, come pure dalle mie esperienze di vita che sono costantemente presenti nelle mie opere. Da “11 anni” pubblicato nel 1934 nel quale racconto la mia infanzia, alla storia della mia fuga dalla Norvegia occupata dai Nazisti pubblicata originariamente in Inglese col titolo “Return to the future”. Sono stata uno dei primi intellettuali a livello internazionale ad accorgermi della gravità dell’ideologia nazista e ad espormi pubblicamente contro di essa. Per questo dopo l’invasione della Norvegia da parte di Hitler, fui costretta a scappare: raggiunsi gli Stati Uniti e mi stabilii a New York, insieme al mio figlio più piccolo. La guerra mi aveva portato via mio figlio Anders, mentre mia figlia malata se n’era già andata prima dello scoppio della II° Guerra Mondiale. Rientrai in Patria nel 1945 per stabilirmi a Lillehammer: ero esausta per essermi prodigata a perorare la causa del mio Paese occupato dai Nazisti. Vissi altri 4 anni dedicandomi alle biografie dei Santi. Ho lasciato questa terra il 10 Giugno 1949 a Lillehammer.
Nel suo testamento Alfred Nobel aveva scritto che il Premio per la Letteratura doveva essere assegnato agli autori di opere magistrali di tendenza idealistica ed i miei libri ci rientravano pienamente, oltre al fatto che contenevano un’arte della narrazione che affascinò i lettori di tutto il mondo. In effetti già prima che mi venisse assegnato il Premio i miei libri erano stati tradotti in tutte le lingue principali, dopo raggiunsi fama mondiale. Oggi l’unica mia opera che ancora viene letta in tutto il mondo è “Kristin Lavransdatter” ma la mia arte comprende ben 36 libri, di cui i romanzi medievali costituiscono una parte, i romanzi contemporanei ambientati prima a Christiania e poi ad Oslo dalla fine del secolo fino agli anni 1930 un’altra parte, ed i saggi letterari e la raccolta di articoli storici una terza parte e in Patria sono ancora noti e letti. La mia capacità narrativa, la mia profonda e realistica comprensione dei labirinti della mente umana attraverso i tempi, le mie conoscenze storico-letterarie, acquisite di persona, la conoscenza concreta della natura e la consapevolezza della sua interazione con l’uomo sono ancora molto apprezzati. Per quanto riguarda il vostro bellissimo Paese così scrivevo alla mia amica Karen Gude Muller:
“Cara Kare, se viaggi all’estero, fai un viaggio a Roma, solo per bere qui questo vino empio delizioso. Dio mi aiuti, quanto mi mancherà, anche quando non ci sarò più…. Dovresti vedere sorgere il sole sui Colli Albani…”
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