Nel 1960 il regista ungherese Akos Rathonyi diresse “La professione della signora Warren”, tratto dall’omonima commedia scritta dal nostro festeggiato di luglio, George Bernard Shaw. Successivamente, fra gli altri, anche Mario Ferrero (nel 1961) e Giorgio Albertazzi (nel 1981) si cimentarono nella regia di questo testo, che annoverò nel tempo fra i protagonisti Andreina Pagnani, Giuliana Lojodice, Aroldo Tieri, Franca Rame e Gabriele Ferzetti. Ho trovato su YouTube la commedia diretta da Giorgio Albertazzi, la cui piacevole visione mi ha stimolata a leggere il testo integrale della commedia. “La professione della signora Warren”, assieme a “Le case del vedovo” e “L’uomo troppo amato”, fa parte della raccolta “Commedie Sgradevoli”. Fu rappresentata per la prima volta a Londra nel 1902, censurata per ben 19 anni a causa “dell’immoralità” del tema trattato (la protagonista, un tempo prostituta, faceva la tenutaria di case di tolleranza) e riproposta nel 1921. Del resto Shaw, convintamente infastidito dalle ipocrite convenzioni sociali, morali e religiose del suo tempo, rivoluzionò il modo di fare teatro. Il teatro di George Bernard Shaw – si dice influenzato dall’opera del drammaturgo norvegese Henrik Johan Ibsen – è innovativo, non più mero intrattenimento, ma quasi “militante”, è un vero e proprio veicolo di denuncia e riflessione, lo strumento per risvegliare la coscienza morale degli spettatori.
Il signor Praed giunge ad Huselmere, nel Surrey, per incontrare Vivie, la figlia di Kitty Warren, una cara amica. Vivie, neolaureata, classificatasi terza al campionato di matematica di Cambridge, è una giovane donna con uno straordinario senso pratico, lontana anni luce dallo stereotipo della romantica donna dell’epoca. Vivie ha ben chiaro dove volgerà il suo futuro: nello studio dell’amica Onoria Fraser a Chancery Lane, nella City, impegnata in calcoli matematici per attuari e notai. La ragazza conosce in maniera molto superficiale sua madre; è cresciuta infatti in Inghilterra dove ha frequentato scuole prestigiose, mentre la signora Warren è vissuta per lo più a Bruxelles e Vienna. E’ certamente curiosa di apprendere dettagli sulla vita della madre ed interroga in questo senso il signor Praed, che si mostra però piuttosto reticente e riservato. Viene tolto dall’imbarazzo dall’arrivo della signora Warren, accompagnata da un altro amico, il viscido Sir George Crofts. Incidentalmente si uniscono ai quattro anche Frank Gardner, amico “speciale” di Vivie e suo padre, il reverendo Samuel Gardner, pastore della Chiesa Anglicana, antico “conoscente” della signora Warren, che non nasconde un certo imbarazzo per quell’incontro imprevisto. Non solo: avendo appresa la notizia di un possibile matrimonio fra i giovani Vivie e Frank, palesa con fervore la sua contrarietà e, rivolto alla signora Warren, la apostrofa dicendo che lei avrebbe dovuto conoscere la ragione di tale opposizione. La prima volta che Vivie si trova sola con sua madre la tempesta di domande, soprattutto riguardo il passato di quest’ultima e sull’identità del padre. Kitty, messa alle strette, si lascia andare a qualche ammissione, senza provare però alcuna vergogna o accenno di pentimento: nel tentativo di elevare la propria condizione sociale aveva iniziato col prostituirsi, divenendo poi tenutaria di case di tolleranza sparse in tutt’Europa e questa sua attività le aveva consentito di crescere Vivie nel migliore dei modi, potendo offrirle tutte le opportunità che lei non aveva mai avuto. Dopo un comprensibile choc iniziale Vivie comprende le ragioni delle scelte della madre e le due donne sembrano riavvicinarsi. Ma quando Vivie apprende da Sir Crofts che Kitty Warren, nonostante non ne abbia più necessità, continua a gestire la propria attività…
George Bernard Shaw nasce a Dublino il 26 luglio 1856, in una famiglia protestante, condotta in miseria dal padre alcoolista; tra l’altro pare sia questa la ragione per la quale Shaw demonizzò per tutta la vita l’alcool ed il tabacco. A 20 anni si trasferisce a Londra dove raggiunge la madre Bessie Gurley, cantante lirica ed insegnante di canto. Nel 1885 collabora come critico letterario alla “Pall Mall Gazette”, viene poi assunto come critico d’arte al “The World” ed infine come critico musicale – apprezzatissimo – al “The Star”. In seguito alla lettura de “Il Capitale” di Marx, aderisce al movimento socialista Fabian Society e nel 1889 pubblica i “Fabian Essays in Socialism”, opera nella quale esplicita i tratti fondamentali del suo pensiero. Sono di questo periodo anche altri saggi, caratterizzati da uno stile paradossale, a tratti irriverente e polemico. Gli esordi come scrittore di testi teatrali sono tutt’altro che lusinghieri, sono infatti decisamente più numerose le commedie non rappresentate, rispetto a quelle messe in scena e, sebbene fosse già apprezzato negli Stati Uniti, riesce ad affermarsi in Inghilterra solo nei primi anni del 1900. Il matrimonio con l’ereditiera irlandese Charlotte Payne-Townshend nel 1898 gli consente di dedicarsi senza più pensieri di ordine economico alla sua attività di scrittore. Nel 1925 arriva il Premio Nobel per la Letteratura per “… il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”. Dopo la scomparsa della moglie nel 1943, si ritira nella sua casa di Ayot Saint Lawrence, nell’Hertfordshire, dove si spegne nel novembre 1950 all’età di novantaquattro anni.
di Silvia Corsinovi
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