Nel 1922 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, JACINTO BENAVENTE, “per il felice metodo col quale ha proseguito la tradizione illustre del dramma spagnolo”. Sono nato a Galapagar, nel distretto di Madrid, il 12 Agosto 1866. Mio padre Mariano era un pediatra appassionato di letteratura tanto da dar vita, nella nostra casa, ad un prestigioso salotto culturale, frequentato anche dal Nobel Josè Echegaray. Mi iscrissi all’Università, facoltà Legge, ma alla morte di mio padre, che mi aveva lasciato una buona eredità, abbandonai gli studi per viaggiare attraverso la Francia, l’Inghilterra e la Russia. Ritornato in Spagna iniziai a collaborare con numerosi giornali ma soprattutto a dedicarmi all’attività teatrale. Raggiunsi la fama con gli epistolari femminili “Lettere di donne, 1892-1893” a cui seguì una seconda serie nel 1902. Queste lettere mi fecero guadagnare la reputazione di scrittore brillante dallo stile impeccabile. Esponente della “Generazione del ‘98”, movimento letterario spagnolo fondato dopo la guerra ispano-americana del 1898, fortemente orientato alla riflessione sui problemi della cultura e della società spagnole, divenni famoso soprattutto come drammaturgo. Scrissi infatti drammi e commedie fin da giovanissimo. L’esordio nel 1892 con l’ambizioso progetto intitolato “Teatro fantastico” ispirato dal mondo delle fiabe. Due anni dopo andò in scena “Il nido altrui”, un dramma familiare che ottenne una buona accoglienza sia da parte del pubblico che dalla critica, nonostante rappresentasse una rottura con la tradizione teatrale spagnola legata ad un verismo ferreo, alla quale contrapposi un’opera di approfondimento psicologico con tinte crepuscolari. Con “Gente distinta” del 1896, un’opera intrisa di brillante satira sociale sulle classi dominanti, presentai tutti e tre i caratteri fondamentali della mia arte: l’ironia, la fantasia simbolista e la morale sui pregi e i difetti dell’essere umano. Ne “La notte del sabato” del 1903 immersa in un’atmosfera decadente la protagonista è una cortigiana coinvolta in incontri galanti con ricchi e con poveri; in “Gli occhi dei morti” del 1906, manifestai l’ossessione cupa ed oscura dell’assassino; in “Gli interessi creati” del 1907 prevale il gusto per la commedia dell’arte italiana nel rappresentare i vizi e le virtù del genere umano. Nel 1903 intanto avevo incontrato Maria Guerrero, l’attrice teatrale che meglio di tutti ha interpretato i miei drammi. Dal 1908 mi dedicai ai drammi rurali con un ciclo comprendente “Signora Padrona” del 1908 e “La mal-amata” del 1913, due opere di approfondimento psicologico riguardante le donne, la famiglia e l’ambiente contadino. Poi, per un decennio, mi sono dedicato alle opere moraliste e dottrinali come “La collana di stelle” del 1915. Ho dedicato la mia creatività anche al teatro per l’infanzia questo perché ritenevo che forse era tardi per poter rendere migliori gli uomini, per questo dovevamo pensare di più ai fanciulli”. Affrontai tutti i generi teatrali, così come numerosi furono i temi e le situazioni rappresentate nelle mie opere. Il mio teatro si distinse per un pregevole uso della lingua, dei dialoghi, della scena e della trama. Le mie 160 opere teatrali forniscono una descrizione profonda ed ironica del mondo borghese madrileno a cavallo tra ‘800 e ‘900. Mi sono contraddistinto per una versatilità che mi consentì di ricercare influenze dalle correnti teatrali europee e contemporaneamente sviluppare il teatro tradizionale spagnolo. Nel 1912 venni nominato membro della Reale Accademia di Spagna e nel 1922 arrivò il Nobel. Dopo il prestigioso riconoscimento, il mio lavoro diminuì in qualità, non riuscii a produrre nulla di meritevole ed oggi anche i miei spettacoli migliori vengono ignorati. Durante questo secondo periodo della mia vita viaggiai molto per l’America Latina, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Dal 1936 al 1939, durante la Guerra Civile Spagnola, vissi a Valencia e fui un sostenitore del regime di Francisco Franco. Ho lasciato questa terra il 14 Luglio 1954 a Madrid e al mio pubblico teatrale 172 opere. Una regalo una mia citazione: “Talvolta si cerca di apparire migliori di quello che si è. Altre volte si procura di sembrare peggiori. Ipocrisia per ipocrisia, preferisco la seconda!”
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