Salve, oggi vi racconto di me e di tante come me. Il mio nome? Non lo ricordo più e in fondo ha poca importanza. Datemi un nome voi, tanto sono sicura che, in oltre 2000 anni di storia della cosiddetta umanità, troverete sicuramente qualcuna che abbia portato quello che avrete scelto. Le donne come me non hanno tempo, non lo hanno mai avuto, non siamo state, non siamo e non saremo ma siamo morte due volte: la prima per mano dell’uomo che diceva di amarci, la seconda per mano della Giustizia che lo ha condannato ad una pena lieve come se le nostre vite fossero inutili, noi fossimo inutili. Siamo state figlie e sorelle uccise da padri e fratelli, moglie o compagne uccisa da mariti e compagni, madri uccise dai figli ma ciò che siamo state non conta e non conta nemmeno che non saremo più. Poche righe di cronaca, qualcuna un po’ di più, attimi che ci hanno rese “famose” come dive di un macabro spettacolo durato il tempo di un nuovo femminicidio e poi dimenticate per sempre, solo numeri di una penosa statistica. Non saprei nemmeno dire qual è il mio numero o a quale siamo arrivati nella conta, tanto saremmo già passati oltre. Oggi è l’8 Marzo, Festa Internazione della Donna! Per parafrasare il grande Poeta Alessandro Manzoni “… un giorno sull’altare e 364 nella polvere”. Questo è l’8 Marzo per me: la donna osannata per un giorno con fiori, feste, cene, quant’altro e il giorno dopo a chi toccherà gli “onori” della cronaca? Quella nera ovviamente!
Fateci un piacere: lasciate in pace gli alberi di mimosa, non portateci fiori e cioccolatini in questo giorno ma regalateci il rispetto e che duri tutto l’anno!
di Stefania Bocchetta
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