Budino di riso
di Paola Lupparelli
Decalogo del budino di riso
Questo decalogo è tratto da uno dei libri di Silvia e Marco (Mollica’s Toscana); della loro passione per la cucina toscana ne hanno fatto un lavoro occupandosi di Street Food e raccontando le tradizioni culinarie locali con grande ironia.
- L’è una delle colazioni tipiche dei fiorentini, ‘un c’è pancheic che tengano, le son roba da forestieri.
- ‘Un vi fate ingannare da i’ nome, ‘un penserete mica di mangiare quella robaccia in busta che vu comprate di nascosto!
- Lo si mangia a colazione, a merenda o a fine pasto, magari accompagnato da un bel bicchierino di vin santo.
- L’è un budino per via della parte cremosa all’interno, ma assomiglia ad una tortina.
- C’è chi gli garba più rustico con i chicchi di riso che si sentano, chi gli garba i’ chicco morbido, chi a cremina. Le son bone tutte le versioni
- Tonde, ovali, a cestino o a torta…fatelo come vu volete, ma per contenello ci vole la pasta frolla. Anche se l’è un vezzo “moderno”.
- L’è una tradizione quasi sparita nelle case di’ Granducato, per fortuna si trova ancora in alcune pasticcerie e nei forni. Meglio di’ cornetto vegano….
- L’è i’ dolce dell’infanzia, quando ‘un c’erano tutti quei troiai. Avvolti nella carta e sgranati cardi. Altro che merendine!
- Ova, poco zucchero, farina, burro, riso e latte. Pochi ingredienti parecchia sostanza. I’ contrario di’ che vu date ora ai figlioli.
- Di budini in Toscana ci se ne intende: di marroni, di semolino, di riso, di limone…l’Artusi ne descriveva un bel numero. Oggi s’è un po’ persa la tradizione, siamo tutti americani…Le tradizioni vanno rispettate… per il resto avete a festeggiare Halloween.
Silvia e Marco (Mollica’s Toscana)
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